MASS-MEDIA: ECCO COME TI DISEDUCO IL PUPO
Sarà capitato a tutti di inorridire nell’ascoltare trivialità da suburra uscire dalle giovani bocche di ragazzini e, ancor peggio, di quasi-bambine. Quel mio ”ancor peggio” non è un rigurgito sessista – accusa che forse mi rivolgerebbe una Boldrini qualsiasi – ma è ancora la sana pretesa che le donne, e ancor più le femminucce, siano esentate da atteggiamenti ed espressioni di una volgarità una volta definita di caserma o di cantina (luoghi prima non accessibili all’allora gentil sesso).
Ma a tutto c’è una spiegazione. Nell’arco di un giorno e mezzo ho avuto tre esempi di come i mass-media più influenti si preoccupino di “diseducare il pupo”.
Non ricordo in quale programma televisivo hanno fatto rivedere una signora ultrasettantenne, Mara Maionchi, discografica ed esperta di musica, già nota per parlare in tivvù come una barbona in una cantina, esultare per l’esibizione canora di un concorrente di “X Factor”. Questa “nonnina”, contesa dalle varie emittenti perché il trivio tira sempre gli ascolti, in pochi secondi e in rapida successione, gesticolando e sobbalzando sulla poltrona, ha “sparato” tre “ca…”, un “porca tr…” e un “vaffan….”. Così, solo per esultanza.
Il giorno dopo, in auto, Radio 102,5 ha mandato in onda un pezzo dell’ennesimo rapper (non ricordo il nome) il cui ritornello era un continuo “Non mi rompete il ca…”. Naturalmente, al termine, i due conduttori della trasmissione dell’emittente radiofonica più ascoltata d’Italia hanno espresso lodi enfatiche per questo giovane talento dal sicuro futuro.
Non finisce la giornata che sullo schermo televisivo appare il faccione di un signore del calcio italiano e internazionale, Carlo Ancelotti, che in conferenza stampa, a telecamere e microfoni accesi, nel presentare l’imminente partita di Champions, afferma: “Se non vincessimo questa partita saremmo…(pausa alla ricerca della parola giusta. Poi, col sorriso di un bimbo che sta facendo una marachella)…dei cogl….”.
Tengo a sottolineare che i due episodi televisivi erano registrati, quindi gli autori avrebbero potuto tagliare le volgarità. Ancor più facile sarebbe stato, per la radio, non scegliere quella canzone.
Ma è ancor più importante sottolineare che i nostri giovani – per la stragrande maggioranza – non leggono più i quotidiani con una solida tradizione di giornalismo alle spalle (che pure si sono anche loro imbastarditi piegandosi al gossip da parrucchiere), ma si cibano da tre mass-media in particolare: la rete, la radio e la televisione . Mezzi di comunicazioni di massa in cui passa questo e più di questo. E che i più grandi interessi in assoluto, per i giovani, sono la musica e lo sport.
Detto questo, capirete perché è dannatamente fuori moda citare (come contestai in una conferenza) un vecchio detto ebraico “Nessun frutto cade lontano dal suo albero”. Sì, i frutti (figli) cadono vicino all’albero (famiglia), ma sotto le fronde c’è una società diseducativa che prende a calci i frutti per allontanarli dall’albero.
Antonio Biella