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Purtroppo sembra che il ” ce me nu futt a me’ ” sia il motto di tutti, o quasi, dei tarantini.
Più volte mi sono esposto mettendo la mia faccia , in difesa del territorio, per l’annosa questione Ilva Taranto.
Ho letto tanti articoli di stampa, post sui social con commenti spesso contrari e dai contenuti forti, raccolgo lamentele di tutti , pro e contro la chiusura , rispettandone i contenuti.
Si lamentano i cittadini giustamente stanchi di essere avvelenati , tra l’altro di non potersi curare adeguatamente, i dipendenti diretti che hanno scarsi livelli di sicurezza e che percepiscono salari ridotti da anni, le imprese ed i loro dipendenti stretti nella morsa dei mancati pagamenti, ma non si va oltre le chiacchiere da marciapiede.
Mentre sono una certezza gli esuberi , conseguenza della ridotta produzione imposta per ridurre l’inquinamento.
Le perdite che ammontano a diecine di milioni di euro al mese, la pericolosità di tutto lo stabilimento che cade a pezzi, e quanto accaduto ad acciaierie venete deve insegnarci qualcosa, che rende difficile l’impegno di qualsiasi imprenditore ad investire in una società per perdere denaro.
Si respinge l’utilizzo del jobs act dimenticando, o facendo finta, che taranto ha già subito questo strumento quando la Belleli acquisi’ varie imprese, rifacendo i contratti ai lavoratori.
Le casse sono vuote da tempo, tant’è che i tempi di pagamento dei fornitori sono dilatati e scarseggiano persino ricambi e materie prime, necessari al processo produttivo.
E chi deve fermarsi entra anche in black list.
Qualcuno non vede oltre il suo naso reputando nebuloso il futuro aziendale, mentre per me è tutto molto chiaro.
Molti settori saranno terziarizzati e saranno immessi nuovi fornitori, cosa che è già avvenuta sopratutto per il settore autotrasporti, che non avendo subito il crack dell’amministrazione straordinaria, possono e potranno permettersi tempi di attesa più lunghi.
Le soluzioni che leggo , chiusura fonti inquinanti, che penso sia riferita all’area a caldo, provocherà altri esuberi , taglio delle commesse dell’indotto, sopratutto agli autotrasportatori, che già raccolgono le poche commesse rimanenti dai trasporti marittimi, e le urgenze. Con l’aggravante che per alcuni , chissà perché per altri no, le uniche assegnazioni sono di prodotti di peso e tariffe quindi ridotte. Due pesi e due misure, favorendo di più imprese non tarantine.
Si parla di riconversione con il mantenimento di tutti i posti di lavoro, ma mi chiedo chi sosterrà gli esosi costi di salari e oneri vari , che sono di circa 300 mln all’anno solo per i salari, per gli anni a venire? Potranno mai essere impiegate nelle bonifiche, sia gli esuberi che le imprese dell’indotto?
Sono qualificati ed attrezzati a farlo?
Questo è quanto avviene e quello che penso potrà accadere.
Serve quindi il ripristino di canoni del rispetto dell’ambiente, salute, sicurezza e legalità per dare le urgenti risposte che dai numerosi tavoli non si sono concretizzate e che il territorio tutto vuole avere..
Giacinto Fallone
Presidente Autotrasportatori
Sna Casartigiani Taranto
Sottufficiale Marina Militare in pensione- fondatore associazione culturale Delfino Blu (1996), promotore per 8 anni consecutivi Premio Città di Taranto, premio rivolto ad artisti, pittori scultori, artigiani, fotografi, provenienti da diversi paesi esteri, premi di poesie. Mostre d’arte varia. Cofondatore blog Blufree. Appassionato da ragazzo di fotografia. Aderisce da anni ad una associazione di Templari (solidarietà e beneficenza)