Puglia – IAIA (FdI): interrogazione al ministro dell’Interno sul Nucleo di Vigilanza Ambientale.
“Ho interpellato il ministro dell’Interno al fine di chiarire, una volta per tutte, la strana situazione pugliese dove, alle forze di polizia riconosciute dalla Costituzione, è stato aggiunto il Nucleo di Vigilanza Ambientale. Si tratta di agenti, dotati di armi, divisa, auto di servizio (costate oltre 200mila euro alla regione) e soprattutto con poteri di polizia. Lo stesso prefetto di Bari, ad agosto, ha rimarcato l’anomalia in cui la stessa dirigente del sezione, firma i documenti con il titolo di “generale” e i componenti sono organizzati in gradi tipici dei corpi militari.
E’ vero che in Puglia siamo abituati ormai a tutto ma, per fortuna, ci viene incontro la legge. In questo caso, non è consentito come ricordato dal prefetto di Bari, a “Regioni a statuto ordinario di dotarsi di forze di polizia, «in ragione – ricorda il prefetto – della richiamata competenza esclusiva dello Stato”. E allora? Questo Nucleo di vigilanza ambientale composto di 80 persone a cui sono stati attribuiti compiti di verifica e di intervento sul territorio possono continuare ad operare? La Regione li ha dotati di armi, ha acquistato divise e droni, ha noleggiato auto, ha pagato i corsi al poligono per il porto d’armi e ha affidato una consulenza a un sindacalista. E ha cominciato a mandare i suoi agenti in giro, a fare sequestri e multe.
Appare quindi illegale ogni attività successiva, ed è possibile sia dichiarata la nullità degli atti compiuti come, ad esempio, i pochi sequestri effettuati e le multe comminate negli ultimi 12 mesi. Di sicuro, è un problema serissimo, non solo perché – messa così – gli atti compiuti in questi 12 mesi dagli operatori di via Gentile sono tutti nulli. Ma anche perché – lo ha chiarito il prefetto – i dipendenti regionali non hanno più titolo per richiedere il porto d’armi, rilasciato ad alcuni di loro quando erano nelle polizie provinciali. In altre parole, quel personale non può assumere di compiti polizia. Può (come tutti gli altri funzionari pubblici) contestare alcune violazioni di legge che prevedono l’irrogazione di una sanzione, compreso l’abbandono dei rifiuti. Non può andare in giro con le armi, con i gradi militari, palette e lampeggianti.
Ricordo che la decisione di creare la polizia regionale venne presa nell’agosto 2023 dall’allora assessore all’ Ambiente, Anna Grazia Maraschio. Ma ora la patata bollente è sul tavolo del suo successore, Serena Triggiani, che ha l’ingrato compito di sbrogliare la matassa. Cosa accadrebbe se dall’arma di uno degli agenti dovesse partire un colpo? O anche solo se un corpo di polizia vero decidesse di fermare e controllare una «pattuglia» della vigilanza ambientale regionale? A ciò, si aggiunge, il danno erariale. Il 16 settembre, in prima commissione del Consiglio regionale si discuteva un disegno di legge per regolarizzare gli introiti delle sanzioni elevate dal Nucleo di vigilanza, valutate nella bellezza di 7.500 euro l’anno. Secondo la relazione tecnica, il personale di vigilanza (dotato di 20 microcamere) è in grado di elevare appena 50 sanzioni amministrative l’anno. La discussione sul provvedimento è stata rinviata perché, con una lettera, il capo dipartimento Ambiente ha informato i consiglieri dell’esistenza del parere della prefettura di Bari e ha chiesto un rinvio. A fronte di questa enorme distorsione, ho interrogato perciò il ministero dell’Interno affinchè intervenga per superare le antinomie tra il dettato costituzionale e il regolamento della Regione Puglia con il quale è stato istituito Nucleo di vigilanza ambientale”.