La regola di Marco Canolintas: “Allena prima la persona, poi l’atleta”
L’allenatore e preparatore atletico alla guida del Napoli detta l’importanza del rapporto che si instaura tra allenatore e giocatore
Il rapporto allenatore-giocatore è la base di tutto il processo di allenamento. E’ indispensabile stabilire un rapporto di fiducia con l’atleta in quanto ciò permette di massimizzare i benefici dell’allenamento e costruire nel tempo un binomio vincente.
Per il giovane allenatore alla guida del Napoli, Marco Canolintas, vedere l’atleta come una persona è la chiave di tutto. “Questo concetto per me è fondamentale – esplica Canolintas per poi proseguire in questo modo – Spesso ho visto allenatori relazionarsi con i propri giocatori limitandosi a richiedere delle esercitazioni da eseguire senza mai conoscere la persona dietro l’atleta. Ciò significa – spiega – informarsi sulla motivazione di un atleta al raggiungimento di un determinato obiettivo singolo o di squadra, sulla sua consapevolezza riguardo all’importanza di un esercizio, sulla disponibilità a eseguire le richieste fatte, in una parola sola, compliance. Tutti concetti dati per scontato ma che non lo sono affatto. Quando un giocatore inizia a fidarsi del suo allenatore smetterà di eseguire i suoi ordini meccanicamente e comincerà a farlo con intento, aspetto fondamentale per massimizzare la qualità del lavoro svolto”.
Quelle dell’allenatore sono, di certo, parole importanti che arrivano dritte al cuore di chi, questo sport, non lo pratica solo per gioco o sfizio, ma soprattutto per passione e, dunque, riesce a comprendere pienamente il valore che tutto questo assume. Ovviamente, non facciamo riferimento al singolo atleta, all’individuo e alla persona fisica, bensì anche a chi ha il dovere (compreso quella morale) di relazionarsi al giocatore e creare un connubio vincente fatto di complicità che, con il tempo, si solidifica e diviene sempre più forte. Questo permette all’atleta di essere consapevole del perché sta eseguendo un determinato esercizio ottimizzandone gli adattamenti e allo stesso tempo al preparatore di trovare l’esercizio più adatto alle capacità psico-fisiche di ogni giocatore. “Un altro beneficio che ho riscontrato da questo rapporto di fiducia – asserisce Canolintas – è che è lo stesso atleta a comunicare al suo preparatore eventuali problematiche come fastidi muscolari, scarso recupero, situazioni difficili fuori dal campo (tutti fattori che incidono sulla performance), senza temere possibili ripercussioni. Questo permette di adeguare il carico di lavoro prima dell’allenamento diminuendo il rischio infortuni”. Consolidare questo tipo di rapporto diviene cruciale.
Ma, per costruire questo tipo di rapporto, bisogna allenare prima la persona poi l’atleta. Nello specifico, bisogna in primis relazionarsi come se fosse una persona qualunque che stiamo conoscendo (perciò interessarsi alla sua vita fuori dallo sport, dei suoi sogni, delle difficoltà che ha vissuto e come le ha superate, conoscerlo a 360°), ma, al contempo, anche parlargli delle nostre esperienze nel campo e fuori perché possono essere da esempio e farci diventare un punto di riferimento, fondamentale nei giovani in quanto sono molto inclini a seguire dei modelli. “Un escamotage che ho riscontrato essere molto utile nella mia esperienza è – specifica poi il preparatore atletico del Napoli – allenarsi insieme alla squadra specialmente durante la preparazione dove c’è un maggior focus sul lavoro atletico. L’appartenenza a un gruppo, il cui legame si fortifica nei momenti di difficoltà come uno sforzo fisico intenso, facilita l’apertura dei giocatori nei miei confronti – chiosa Canolintas – permettendomi di iniziare a costruire da subito quel rapporto di fiducia”. Dunque, di conseguenza, una volta stabilito questo primo legame si tratta di spendere tempo a conoscere e interessarsi della persona/atleta che si allena.