Politica

L’ “avvocato degli italiani” c’ha fatto avere l’ergastolo

Condividi questo articolo:

Mi rendo conto che, a forza di scrivere questi “Marginalmente” (dal 2006!) sono diventato marginale anch’io: un po’ ai margini di una società nel cui pensiero caotico non mi riconosco; un po’ perché, oggi, il potere spinge tutti noi ad essere marginali.

Succede, così, che ti metti a fare pensieri strani, onirici quanto inutili, ma almeno un po’ consolatori. Pensate che, poco prima di accendere il pc, stavo fantasticando su un’ipotesi strampalata. Così, giusto per divertirmi in questa noia di coprifuoco, o quarantena (chiamatela come volete, ma in italiano, non lock-down come quei fighetti di Palazzo Chigi!), pensavo a quando Giuseppi Conte si insediò la prima volta nella carica di presidente del Consiglio dei ministri della nostra Patria Italia.

Faccio subito uno degli innumerevoli incisi che mi ronzano in testa. Amo chiamare Conte “Giuseppi” come, sbagliando, profetizzò Trump: un Giuseppe giallo-verde, ovvero con la peggiore variante dell’Uomo Qualunque e la Lega destrosissima; e un Giuseppe giallo-rosso, sempre con la peggiore variante del qualunquismo postbellico ma stavolta col Pd sinistrissimo (superlativo di “sinistro” più che di “sinistra”).

Noterete che il riferimento all’Uomo Qualunque di Giannini è qui giustificato dai fatti, dalla cronaca (che non diventerà storia) e speriamo che abbia lo stesso iter del movimento del paffuto giornalista il quale movimento – come il maestrale – in tre giorni nasce, pasce e muore. E il grillismo è cresciuto in un battibaleno, sta pascendo (e come sta pascendo…) in questi due anni, e già comincia a puzzare.

Ma veniamo a noi. Scrivevo dell’insediamento di Conte. Disse una frase ad effetto mica male: “Da oggi sarò l’avvocato di tutti gli italiani”. Bello! Sotto la scorza dura del vecchio cronista ebbi un attimo di sdilinquimento e pensai “In fin dei conti è un avvocato…se avessero fatto me  presidente del Consiglio mi sarebbe piaciuto dire: “Da oggi sarò il cronista di tutti gli italiani…””.

Bene, a ripensare  a quel momento in cui con troppa leggerezza ci “sceglievamo” il difensore, viene un po’ di rabbia. Perché l’avvocato la sua brava parcella se la fa pagare, ma a noi italiani, suoi clienti, ha fatto avere…l’ergastolo, visto che tra Dpcm a spron battuto, comizi giornalieri a rete unificate, vantati successi in Ue (smentiti con irrisione dalla stampa teutonica, ovvero dei veri vincitori di ogni braccio di ferro Ue), tra pletore di retribuiti gruppi di esperti (perché si devono chiamare task force? Ma noi, una lingua ce l’abbiamo ancora?), tra miliardi sventolati come le banconote false di Totò e come queste mai goduti dal popolo, tra “Fase uno chiama fase due: rispondete” e invece risponde fase uno e un quarto; fra tutto questo, dicevo, noi stiamo da due mesi ai domiciliari e chissà per quanto ancora ci terranno. Perché la possibilità che ho io di spostarmi da Taranto a Bari (80 km.) senza motivi di lavoro, senza motivi di salute e senza non so quale altro accidente, non ce l’ho oggi, non l’avrò dal 4 maggio e nessuno ci assicura che ce l’avremo dal primo giugno.

Spero, quando uscirò per fare la spesa, con mascherina e guanti (giustissimo!) e con una stupida autocertificazione (meno male che non m’hanno chiesto la giustifica del genitore, orfano come sono…) spero di incontrare uno di quei signori  – credo in maggioranza dell’area Pd – che in passato un giorno sì e uno no scendevano in piazza sventolando quella che chiamavano  la “Costituzione più bella del mondo”. Spero di incontrarne uno perché mi voglio far spiegare da lorsignori cosa dice la Costituzione, visto che la presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia (sicuramente né salviniana, né meloniana, né berlusconiana) ha alzato un ditino per ricordare che “Anche nell’emergenza la Costituzione non è sospesa…”.

Come, come, come? L’austera signora ha forse voluto far intendere che qualche parvenu politico, una torma di impreparati a tutto (tranne che a prendersi il lauto stipendio) stiano agendo come se la Costituzione fosse sospesa? Quindi in maniera anticostituzionale? Quindi in aperto golpe delle istituzioni? Ma, allora, il “marginale” forse non sono io, ma altri. E cosa ci sta a fare l’inquilino del colle più alto di Roma, chiamato Quirinale, già residenza reale e già residenza papale, ma oggi con costi superiori a papi e re?

A proposito di papi: persino i vescovi hanno avvertito attorcigliamenti delle parti intime per la prolungata chiusura delle chiese e la sospensione del diritto di libero culto, e hanno alzato la voce contro il Giuseppi che apre le librerie ma non i confessionali. Conte, sveglia! Dì alle tue tante task force di esperti del piffero che in Italia non leggono più manco i giornali, figurati i libri! E quei pochi che leggiamo libri ne abbiamo intonsi fin sotto il soffitto, figuriamoci se stavamo schiattando perché le librerie erano chiuse!

Ma poi, dico io, pure i preti rossi hanno protestato perché potevano fare solo i rossi ma non più i preti, e il Papa che fa? Sconfessa la Cei ed esorta il popolo all’obbedienza. Un’altra volta ci dirà che dobbiamo genufletterci al potere come i musulmani, faccia a terra e sedere in alto?

Ma torniamo al colle più alto di Roma. Sarò il solito str…ano, ma nella quieta alba di un quieto cinquantesimo giorno di coprifuoco (o quarantena o domiciliari, fate voi) per cinque meravigliosi minuti ho fantasticato e, in questo tempo di Pasqua,  ho immaginato che Armando Cossiga (sì, proprio lui!) tornasse in vita e  tornasse al Quirinale come presidente della Repubblica italiana.

Sì, sì, Cossiga, quello che chiamava il capo della prima trasformazione del Pci in Pds, Achille Occhetto, “zombie con i baffi”,  il sorgente Rutelli “Cicciobello”, l’ex magistrato Luciano Violante “piccolo Vysinskij” (famoso accusatore staliniano), che affermò che se Berlusconi era il nuovo De Gasperi, lui era il nuovo Carlo Magno.

Quel Cossiga che nel 1985 mandò i carabinieri in assetto di sommossa davanti al Palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio Superiore della Magistratura per impedire che si compisse l’atto anticostituzionale di censurare l’operato del presidente del Consiglio, allora il socialista Craxi (aveva criticato i magistrati sul caso Tortora) da parte dell’organo di autogoverno dei magistrati. Cossiga, che come ogni presidente della Repubblica era anche  presidente del Csm, la sera prima avvisò il vicepresidente Galloni, della sinistra Dc, che avrebbe mandato i carabinieri pronti, al suo ordine, a sfondare il portone di Palazzo dei Marescialli e arrestare tutti. Molti non lo cedettero possibile, ma quando la mattina si vide la piazza piena di camionette e carabinieri in assetto antisommossa comandati da un generale, si capì che “il pazzo” faceva sul serio, e l’ordine del giorno “politico” fu eliminato. Il “pazzo” aveva salvato la Costituzione.

Certamente la figura di Cossiga si espone a grandi lodi e infinite critiche, ma poiché sognare non è reato, mi diverte immaginare l’avvocato tinto di Volturara Appula (Foggia), che pretende di essere elegante indossando solo abiti blu e camicie bianche, anche di mattina, quando puoi incontrare così vestiti solo gli addetti alle pompe funebri, mi piacerebbe – dicevo – immaginarlo mentre alza il telefono e si sente convocare al Quirinale dal presidente Cossiga. Tutto qui. Io mi sono divertito. Il resto della storia, se avete fantasia, costruitevela voi.

Antonio Biella