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Asili nido. Restiamo comunali 8+ Ripensiamo il futuro.

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Riceviamo e pubblichiamo

Il comune di Taranto il 17 marzo, in piena fase di emergenza sanitaria da coronavirus, con un provvedimento di giunta, ha deciso l’affidamento a terzi di 2 degli 8 asili nido comunali, servizio di eccellenza, da tutti riconosciuto, di cui la città dispone (dal 1982).
Come Comitato abbiamo subito espresso pubblicamente il nostro disaccordo con una lettera aperta al Sindaco. Convinti come eravamo (e siamo) che quella della privatizzazione non fosse l’unica strada per risolvere alcuni problemi di gestione del servizio. Fra cui quello, più drammatico, della carenza di personale.
Nonostante le richieste di sospensione di quel provvedimento siano state presentate anche da alcune sigle sindacali, da Consiglieri Comunali, e dalle associazioni Libera e la Casa delle Donne, la decisione del Comune non è cambiata.
Il perdurare del grave stato di emergenza sanitaria nel quale ci troviamo, e la situazione critica che si è creata nelle famiglie con la chiusura dei servizi educativi e scolastici, ci ha portato a nuove considerazioni, che ci motivano ancor di più a sostenere la gestione comunale degli 8 asili nido attualmente esistenti. Anzi a proporre un loro potenziamento e incremento, per rispondere meglio e con più flessibilità alle nuove esigenze di sostegno non solo organizzativo, ma anche psicologico e sociale che avranno le famiglie quando ci sarà la riapertura (si veda sul tema l’articolo di Chiara Saraceno pubblicato qualche giorno fa su la voce on line).
Non si è forse riflettuto abbastanza su quello che le bambine e i bambini più piccoli, stanno perdendo nell’isolamento, vissuto insieme alle loro famiglie, in un clima denso di paura, accompagnato dalla precarietà e dall’incertezza del futuro (economico e sociale). Non sempre, o per quanto, mediato dagli adulti che li circondano.
Non dobbiamo dimenticare infatti quanto si sia resa più difficile, nelle situazioni preesistenti di fragilità (disabilità, disagio economico e sociale), l’opera di mediazione di cui sopra, proprio a causa dell’isolamento.
La didattica a distanza che anche i nostri asili nido comunali hanno realizzato, con tutto l’impegno e l’abnegazione delle educatrici, ha aiutato certamente le bambine e i bambini a tenere una continuità nelle relazioni che avevano costruito, e i genitori a condividere e sostenere percorsi e proposte educative del nido, ma ha potuto poco nei casi di fragilità in tutti i sensi.
Peraltro, come ha sostenuto Chiara Saraceno, ha messo ancora più a nudo le disuguaglianze sociali, e allargato i serbatoi di povertà educativa (di cui al recente rapporto di Save the Children).
Ma ora guardiamo al futuro. L’elaborazione di un progetto per un nuovo futuro, da fare urgentemente, pensiamo possa aiutare a dissolvere il clima cupo a cui si è accennato.
I servizi educativi e scolastici possono aiutare molto le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi, e le loro famiglie a ripensare quel futuro.
Un nido come luogo insieme educativo, e sicuro, per la salute delle bambine e dei bambini, nonché per le educatrici e per gli operatori tutti è possibile, necessario e urgente.
Alcuni paesi europei, infatti, in vista della ripresa delle attività economiche, hanno già programmato (la Francia per il 13 maggio), o avviato (la Danimarca già dal 15 aprile), la riapertura delle scuole, a partire dagli asili nido.
Dalla pedagogia del “vietato non toccare” alle limitazioni, necessarie per salvaguardare la salute dei bambini, e degli operatori, il passo sarà davvero molto lungo, ma si potrà e si dovrà fare al più presto. Certamente non con l’improvvisazione, e senza un’adeguata fase preliminare di studio sulle misure e le procedure più adatte da mettere in campo, che veda le competenze esclusive dell’ASL in materia di igiene e salute pubblica, integrate dal sapere specifico delle educatrici e delle coordinatrici pedagogiche.
Sarà, in ogni caso, necessario pensare, prima della ripresa, ad un’opera “robusta” di formazione del personale impegnato (si vedano a tal proposito le indicazioni appena pubblicate dal Gruppo Nazionale Nidi Infanzia), per prepararlo alle nuove esigenze educative e relazionali che esprimeranno le bambine e i bambini, e le loro famiglie. Anticipando che gli standard di qualità del servizio (a partire dagli ambientamenti graduali con la presenza dei genitori nelle sezioni) dovranno essere necessariamente salvaguardati, ma adattati (attraverso una pianificazione ed uno scaglionamento più preciso) alla nuova situazione.
Respingiamo, nel frattempo, l’idea oscurantista che si potrebbe insinuare nelle nostre menti che non sia possibile una ripresa delle attività nei nidi compatibile con le limitazioni.
Non arretriamo rispetto a quanto stabilito della legge 107 del 2015 che ha riconosciuto i servizi all’infanzia 0-6 come parte costitutiva iniziale del sistema di educazione ed istruzione nazionale, e diritto delle bambine e dei bambini alle pari opportunità educative nei primi mille giorni di vita.
In attesa delle disposizioni che saranno (speriamo presto) date per tutto il territorio nazionale dal Decreto Bambini (richiesto da una commissione parlamentare di maggioranza), pensiamo che l’attuazione dei protocolli e delle misure necessarie per la sicurezza; la supervisione del dipartimento di igiene e prevenzione dell’ ASL; l’elaborazione di un nuovo progetto educativo, che concili gli standard di qualità del servizio con le limitazioni; il sostegno formativo a tutto il personale impegnato, siano tutti aspetti di cui soltanto il comune possa e debba assumersi la responsabilità con credibilità..
Motivi in più, per noi del Comitato, di sostenere la gestione diretta dei nidi comunali, e chiedere il ritiro della decisione di giunta del 17 marzo.
Su questi temi vorremmo far circolare le informazioni, ed aprire una discussione con tutte le persone e i soggetti (più o meno organizzati) che hanno a cuore l’educazione delle bambine e dei bambini piccoli e i loro diritti , perché nella fase 2 non dovrà prevalere la paura. Torneremo a una “nuova normalità”, se lo vorremo, e se la progetteremo sin da subito.
Rinnoviamo come Comitato, formato da genitori e nonni delle bambine e dei bambini iscritti ai nidi comunali di Taranto, educatori, insegnanti e pedagogisti, la nostra richiesta di parlarne col Sindaco della città, dott. Rinaldo Melucci.
Confermiamo per i prossimi giorni, un flash mob virtuale sui temi esposti. Seguiranno indicazioni dettagliate.
Per il Comitato
Sara Mastrobuono
Francesco Settembre
Gabriella D’Amore
Linda Boccuzzi
Riassumendo abbiamo parlato di:

  • di sostegno alla gestione diretta dei nidi comunali (al momento sono in 8), servizio di eccellenza della la città di Taranto, contro la privatizzazione di due sedi decisa dalla giunta;
  • dell’opportunità, semmai, di rafforzare ed estendere la rete di asili nido comunali presenti in città, per aiutare i bambini più piccoli, e le famiglie nella ripresa (non facile) dopo l’emergenza da coronavirus;
  • della necessità di un progetto sicurezza per i nidi comunali, prima della riapertura;
  • di nido luogo sicuro per i bambini e per gli operatori;
  • di robusto sostegno formativo alle educatrici, e a tutto il personale impegnato prima della riapertura;
  • di conciliazione possibile fra il progetto educativo e le limitazioni necessarie per la tutela della salute;
  • di paesi europei che hanno già progettato le misure e/o riaperto gli asili nido e le scuole per l’infanzia in sicurezza;
  • di diritti delle bambine e dei bambini alle pari opportunità educative sin dai primi mille giorni di vita;
  • di nidi e scuole dell’infanzia parte costitutiva di partenza del sistema di educazione ed istruzione nazionale (di cui alle l. 107 del 2015)
    Taranto, 20 aprile 2020