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MACRON, RENZI, DI MAIO: ELETTORI IGNORANTI E DISILLUSI

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C’era una volta la democrazia, quella vera, in cui i cittadini votavano scegliendo un partito e degli uomini noti, conoscendo ideali, valori e programmi del primo; e capacità di governo dei secondi. Chi più chi meno – s’intende – tutti erano aggiornati sulla vita politica e sugli argomenti più importanti, sull’attività dei gruppi parlamentari:  i nostri nonni o bisnonni, quelli ignoranti, con la zappa in mano o una chiave inglese, s’informavano leggendo (spesso a fatica) i giornali. Quelli di sinistra, comunisti e socialisti, magari rinunciavano a mezzo pacchetto di sigarette Nazionali per comprarsi la mitica l’Unità o l’Avanti, che tra una lettura e l’altra esibivano orgogliosamente  nella tasca della giacca piegandolo in modo che si leggesse bene la testata. E i contenuti venivano discussi, a sera, nelle mille sezioni di tutt’Italia. I democristiani leggevano  Il Popolo, anche loro frequentavano le relative sezioni dove incontravano i dirigenti dello Scudocrociato, o le parrocchie  con le tante associazioni e movimenti. Per i missini c’era il Secolo d’Italia, e anche qui le sezioni, con una particolarità: le sezioni del Msi erano tutte di proprietà perché nessuno affittava locali ai “fascisti” temendo  danneggiamenti.

Poi, improvvisamente, ci siamo emancipati, ovvero abbiamo scelto l’ignoranza, l’approssimazione e il becero “post” sui tanti social. I quotidiani non vendono più (anche per proprie colpe) e al loro posto la gente sbircia quattro titoli che appaiono sul telefonino (scelti da chi?) tra la foto nuda di qualche sconosciuta  “influencer” – milionaria grazie a milioni di gonzi e gonze – e la  importantissima  notizia  che la Venier si stava facendo la pipì sotto durante la diretta  (e la “signora” è uscita di corsa dallo studio dicendo ai telespettatori  in abbiocco postprandiale “Scusate mi scappa la pipì”). Capirete che fra le zinne dell’influencer,  la “pioggerellina d’oro” della Venier e l’ennesima cazzata di Di Maio uno finisce poi per non capire che accidenti è ‘sto Salva-Stati. E non si sa bene perché non si deve assolutamente votare per Salvini: perché è fascista (che, insomma, seppur datata, l’accusa sempre un bel peso ce l’ha) oppure perché è stato sorpreso una volta (la prova video una sola è…) a bere un mojito in spiaggia? Essendo ignorante e quasi astemio  – fatto salvo Primitivo e Negramaro, d’ordinanza per un pugliese – pensavo che il mojito fosse una specie di bottiglia molotov o – visto il soggetto – un bottiglione di novello olio di ricino. Invece è solo uno stupido  cocktail  con rum, lime (un limone un po’ più figo) e foglioline di menta.

In tutto questo casino, il “popolo dei distratti” ha combinato qualche patatrac: qualche anno fa i francesi elessero con indicibile giubilo un tal Macron, ovvero un signor nessuno, teoricamente né di destra né di sinistra, molestato sessualmente da minorenne dalla sua attuale signora. I francesi lo votarono,  ma tutta la sinistra mondiale  dovette cambiarsi i pannoloni per la grande emozione. Ora, scoperto il vuoto, i francesi mettono quotidianamente a ferro e fuoco Parigi e non solo . Gli italiani, che a teste di glande non li supera nessuno, scoprirono un piazzista d’altri tempi elevandolo prima  a sindaco di Firenze, poi a presidente dell’omonima provincia, quindi a segretario nazionale del Pd, poi a presidente del Consiglio. Se non fossero stati fermati dalla stessa arroganza renziana, l’avrebbero proposto al posto di Juncker, a capo del governo europeo, o come sfidante democratico di Trump.  Ma il disamore per Renzi, improvviso come lo fu il colpo di fulmine,  provocò una peggiore “cotta” adolescenziale: quella per il nostro bibitaro nazionale  la cui più grande capacità consiste nel dire una cosa e il contrario di quella per tre volte di seguito  nell’arco di una sola giornata. Per poi passare, i nostri concittadini pressocchè analfabeti e geneticamente confusi, all’ennesima disillusione  e  dimezzare in un solo anno quel 30 per cento di voti concessi con troppa disinvoltura.

Tutto ciò mentre apprendiamo che i nostri giovani, benché liceali o persino laureati, parlano e scrivono come Totò (solo che il Principe lo faceva per far ridere) ma soprattutto non leggono e non capiscono – quelle poche volta che ci provano – ciò che leggono. Ma che volete, se lo sforzo massimo è un messaggino del tipo “Cià amò, xkè nn go drinc ‘na brr?” (tradotto: ciao, amore, perché non andiamo a bere una birra?). E questo quando non si fanno una canna insieme al professore!

Antonio Biella

 

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