Politica

QUEI ROSPI CHE NON VANNO GIU’

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Non so a voi, ma a me un bel po’ di cose proprio non scendono giù. Giusto stamattina, su Rai Uno, ho ascoltato un giovane affermare – senza contraddittorio – che i social sono più democratici della televisione e degli altri media  perché  tutti possono esprimersi.  Quindi questa è la democrazia! La possibilità data a ogni cretino di diffondere il proprio pensiero cretino, offese e violenze verbali comprese. Occorre subito aggiornare i sacri testi alla parola “democrazia”. Che questa fosse l’epoca dei grillini dell’“uno vale uno” l’avevamo capito: ora speriamo che lo stiano capendo anche i tanti che li hanno votati in massa. Un’ultima perplessità: che c’entra il “governo del popolo”  con l’esercizio senza freni della comunicazione inutile? Ovviamente niente, ma il sogno dei pentastellati di abolire l’Ordine dei Giornalisti s’inserisce perfettamente in questa nuova ottica. Spero che poi si passi (ma solo per i pentastellati) all’abolizione dei vari Ordini professionali compreso l’Ordine dei Medici, così Di Maio e compagni si cureranno scrivendosi da soli le ricette e si opereranno al fegato o alla colecisti a vicenda. Democraticamente.

Non mi scende neanche che un prete di Genova abbia affisso sulla porta della chiesa il cartello con cui annuncia che non celebrerà la Messa di Natale per protesta contro il Decreto sicurezza di Salvini. Pazienza, vuol dire che io non andrò più a messa per protestare contro i troppi preti pedofili e quelli che con  l’accoglienza dei migranti a mille euro al mese si sono arricchiti e spendono i soldi in cocaina e orge.

E se devo proprio dirla tutta, non mi va proprio giù che la Chiesa cattolica, dopo averci detto per duemila anni che il Padre Nostro era la preghiera che un giorno Gesù Cristo aveva insegnato ai discepoli, ora intende cambiarla. Ho immaginato San Francesco recitarla così com’è e diventare ugualmente santo; e così Padre Pio,  Madre Teresa, Papa Giovanni Paolo II e  metteteci voi quel che volete. Oggi con la nuova interpretazione  di quel “Non ci indurre in tentazione” pare che per duemila anni abbiamo recitato una bestemmia. Io disubbidirò, lo dico sin d’ora, così come avvenuto per il Credo recentemente ristretto a Bignami e mai imparato da nessuno tanto che i sacerdoti, ormai, recitano quello vecchio. Se anche la Chiesa gioca con le parole e attua pericolose rottamazioni…

Così come non mi va giù l’ideona del sindaco di Orsara, un piccolo Comune del Foggiano, che proprio oggi avrebbe dovuto tenere un “evento”: la consegna di una pergamena all’ex brigatista rosso Renato Curcio. Perché? Perché la famiglia dei Curcio sono originari di Orsara e perché uno zio del fondatore delle Brigate Rosse, Armando Curcio, morì da partigiano oltre settant’anni fa. Il sindaco, Tommaso Lecce, è anche presidente della locale Anpi, l’associazione partigiani. E persino l’Anpi nazionale ha preso posizione contro questa buffonata ideologica che avrebbe portato alla ribalta – ancora una volta –  il fondatore di una banda di assassini che attaccò con le armi la Repubblica italiana tenendo le istituzioni democratiche  “in ostaggio” per anni. Il sindaco “partigiano” ha dovuto ritirare  la sua ideona e l’ “evento” è saltato.

Antonio Biella