Cronaca

QUESTO STATO NON MERITA QUESTO EROE

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Non può passare come un normale fatto di cronaca la morte del vicebrigadiere dei Carabinieri  Emanuele Reali, in servizio al Radiomobile di Caserta, travolto da un treno mentre “testardamente” (cioè, onorevolmente) inseguiva un ladro.

Non si seppellisce nella memoria, oltre che nella tomba, un generoso sottufficiale della Benemerita morto nell’adempimento del proprio dovere, perché aveva preso tremendamente sul serio quel dovere e quella divisa che solo per ragioni di servizio, in quel fatale momento, non indossava. Walter Molino (ricordate?) il famoso illustratore delle copertine della Domenica del Corriere, non avrebbe potuto disegnarlo nella magnifica uniforme nera e rossa come fece con quel famoso carabiniere che fermò un cavallo imbizzarrito prima che travolgesse la folla.

No, non c’è più né la Domenica del Corriere, né la prima pagina a colori, non c’è più Walter Molino ma, soprattutto, non c’è più quell’Italia semplice e generosa che comprendeva e apprezzava gli atti di eroismo.

Dico Meglio: forse una parte del popolo ancor oggi piange la sorte di questo generoso ed eroico carabiniere 34enne che lascia una giovane vedova (che chissà se un giorno potrà rifarsi una vita) e due bambine di uno e tre anni  che dovranno cercare il padre negli album fotografici, mai nelle carezze e nei giochi che ogni bambino merita. Ma certamente non c’è più uno Stato che “merita” questo sacrificio. Non lo merita semplicemente perché se invece di perdere la vita, il vicebrigadiere Emanuele Reali quel ladro l’avesse preso, questo nostro Stato sbrindellato e un po’ cialtrone, non avrebbe saputo che farsene. Nessuno, tranne  – magari – un superiore diretto, gli avrebbe detto “bravo”; magari qualche magistrato (che conosce la legge) avrebbe sbuffato, avrebbe detto “Ma cosa crede di aver fatto questo qui!”. Infatti, che se ne fa questo Stato, che odia i cittadini onesti, dell’arresto di un ladro che fruga nelle case della povera gente?

Fummo facilissimi profeti, a caldo, appena appresa la notizia. Infatti, dei tre ladri catturati in flagranza, due sono stati posti ai domiciliari il giorno stesso della tragedia; e un terzo, minorenne (status invidiabile per un malvivente) lo si è mandato a passeggio con solo l’obbligo di dimora. Come a dire: “Continua a rubare qui, non andare a rubare altrove”. Il quarto, quello inseguito attraverso i binari da Reali, si è comodamente costituito col proprio avvocato nella stessa caserma del vicebrigadiere ucciso. Sono cinico se affermo che, tempo qualche ora, sarà nuovamente libero?

Il padre del carabiniere ucciso ha detto la massima verità: “E’ lo Stato che deve cambiare le leggi”. Ma dietro quelle leggi favorevoli ad ogni forma di delinquenza e penalizzanti per gli onesti, non c’è il Nulla, non c’è Barbablù, non c’è il Fato: ci sono governi e parlamentari che le hanno volute e approvate; ci sono corti costituzionali e presidenti della repubblica che nulla hanno trovato da obiettare, giornali che hanno plaudito, partiti e associazioni che per una volta non hanno alzato il ditino, non hanno indossato nessun golfino di cachemire di un determinato colore, non sono scesi in piazza a girotondare perché si lasciavano i cittadini onesti e i loro difensori (le Forze dell’Ordine) alla mercé dei disonesti, dei corrotti, dei violenti.

Emanuele Reali merita il titolo di Eroe assegnatogli dal popolo italiano; ma questo Stato non merita questo Eroe. Se ne deve vergognare.

Antonio Biella