SO’ TORNATI I BORBONI !(Da Marginalmente)
Mille commenti ma, come quasi sempre, un’immagine vale più di mille parole: la cartina d’Italia, colorata a seconda dei partiti che vincono nelle diverse aree, disegna in giallo, più o meno, l’antico Regno delle Due Sicilie.
E’ il regno dei Cinquestelle che ci regala – facendo un altro passo indietro – un nuovo Masaniello, personaggio capace di far sollevare un popolo anche se, obiettivamente, l’antico Masaniello un mestiere – sia pur umile, di pescivendolo – ce l’aveva. Il che significa che l’antico rivoluzionario, cantato anche da Pino Daniele, con la propria attività commerciale pativa gli stessi problemi del popolo di cui faceva parte, primo fra tutti l’ oppressione fiscale. Tant’è che alla sua ascesa segue la caduta e la decapitazione quando il pescivendolo crede d’essere diventato re a sua volta.
I nuovi padroni d’Italia, sicuramente dell’Italia del Sud, non vendono pesce ma comprano e vendono indignazione. Al di là delle facili battute su Giggino, occorre dire che verso i vincitori morali di queste elezioni (il vincitore sostanziale, non dimentichiamolo, è il Centrodestra) si può anche non avere alcuna deferenza, ma verso il popolo che li ha votati occorre portare il massimo rispetto. La differenza non è un giochino di parole ma l’essenza della civiltà democratica.
Ma torniamo alla cartina d’Italia al Nord e al Centro tutta azzurra (colore sabaudo: un caso?); e al Sud e Isole tutta gialla (il colore dominante dello stemma borbonico: un altro caso?). Il problema è semplice: torniamo ancora una volta alle due Italie o all’Italia a due velocità. Perché se al Sud è fortissima la protesta per l’arretratezza delle infrastrutture, per l’impiego dei fondi europei, per la gestione scellerata della sanità pubblica, per la corruzione, per il concentramento di mafie, eccetera; è altrettanto vero che tutti i problemi del Mezzogiorno rischiano di aggravarsi nella dicotomia Nord ricco e di centrodestra e Sud povero e pentastellato.
Paradossalmente (e se lo dico io…) a un Sud con M5s vincente sarebbe convenuto che i grillini avessero vinto un po’ anche a Nord. Ma è un paradosso.
La verità è che tutto un popolo, domenica, era in fuga dalla sinistra e specialmente dalla sinistra capeggiata da Matteo Renzi: la sinistra dell’accoglienza illimitata ai migranti aventi o non aventi diritto; dei soldi pubblici sperperati; della sete di potere distribuita solo ai fedelissimi. E anche una famiglia, in fuga da un bombardamento, nel panico si divide e si disperde.
Al Nord, gli italiani hanno avuto motivi concreti per potersi fidare della Lega di Salvini, o rifidarsi ancora di Forza Italia, o starsene tranquilli nell’enclave identitaria dei Fratelli d’Italia. Il Sud, stremato, ha potuto fare solo qualche sforzo per dare una presenza a Salvini e per tenere in piedi un rapporto con Berlusconi e Meloni. Escluso Fitto che, ben conosciuto in Puglia, è stato messo all’angolo.
Naturalmente, ogni scombussolamento politico ha una parte di merito per un verso e una parte di demerito per l’altro verso.
Ho sentito nei giorni scorsi gente lontana dal Centrodestra lodare Silvio Berlusconi per il coraggio e la tenacia avuti nel prendere la testa, ancora una volta, del proprio schieramento: nonostante l’età e i guai trascorsi. Giusto. Però, se avesse avuto l’intelligenza politica e l’umiltà di strappare un Tajani da Bruxelles un paio di mesi prima, e non la sera di venerdì 2 marzo, forse le sorti sarebbero cambiate per tutto il Centrodestra. Se i signori romani del partito di Forza Italia, che hanno saputo imporre ovunque i candidati a loro graditi, l’avessero fatto qualche mese prima e non 28 giorni prima del voto, forse avrebbero dato la possibilità alla gente che doveva votarli di conoscerli un po’ meglio, apprezzarli e decretarne il successo. L’arroganza, in politica, è una moneta diabolica che non sta solo nelle tasche del signor Renzi. Ma è una moneta arroventata, che brucia le mani di chi la possiede. Un altro esempio è quello del signor Di Battista, altro padrone del M5s e (lui crede) dell’Italia. Quando la notte dello scrutinio l’ho visto in tivvù alzare il mento, socchiudere gli occhi, stirare un sorriso maligno e pronunciare più volte, sillabando: “Devono venire a parlare con noi” ho capito che la notte dell’Italia sarà lunga.
Antonio Biella
Sottufficiale Marina Militare in pensione- fondatore associazione culturale Delfino Blu (1996), promotore per 8 anni consecutivi Premio Città di Taranto, premio rivolto ad artisti, pittori scultori, artigiani, fotografi, provenienti da diversi paesi esteri, premi di poesie. Mostre d’arte varia. Cofondatore blog Blufree. Appassionato da ragazzo di fotografia. Aderisce da anni ad una associazione di Templari (solidarietà e beneficenza)